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Cos’e’ il Dual Pixel Raw e a Cosa Serve?

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Il Dual Pixel Raw (DPRAW) è un tipo di formato immagine che contiene un numero maggiore di informazioni rispetto al formato Raw, grazie ad una tecnologia apposita e inventata da Canon, promossa sulle fotocamere del marchio più innovative e moderne.

Le fotocamere digitali si basano su sistemi tecnologici sempre nuovi, capaci di migliorare diversi aspetti funzionali e pratici di questi strumenti.
Il progresso e lo sviluppo tecnologico ha portato i vari brand del settore a sviluppare diverse funzioni, al punto che quasi si è raggiunto un livello massimo e difficilmente migliorabile.

Ecco perché serve qualcosa di diverso in modo che la fotografia diventi sempre più un’esperienza.

Proviamo ora a fornire tutte le informazioni possibili sul Dual Pixel Raw, capire cosa sia, perché è utile e quale sia il suo funzionamento.


Cos’è il Dual Pixel RAW

Non è semplice spiegare il Dual Pixel Raw perchè per farlo è necessario addentrarsi in concetti tecnici non a tutti familiari.

Sgombriamo immediatamente il campo da un dubbio: il Dual Pixel Raw non è da confondere con il sensore Dual Pixel (tipico sempre di Canon), nonostante la tecnologia che sta alla base sia la medesima.

Due differenti fotodiodi vengono integrati per ciascun pixel presente sul sensore in modo che si generino due letture distinte della medesima scena, come se si scattassero due immagini del tutto simili (ma leggermente diverse).

In buona sostanza, grazie al formato Dual Pixel Raw, l’immagine prevede più informazioni diventando qualitativamente migliore.

Per avere questo formato di immagine è necessario che la fotocamera sia provvista del sensore CMOS Dual Pixel AF.


A cosa serve il Dual Pixel Raw e come funziona?

La fotocamera è pronta per poter sfruttare entrambi i fotodiodi disponibili in modo che possa produrre un unico file che ricomprende due immagini: la prima generata solo dai primi fotodiodi, la seconda generata dagli altri.

Vero che la ripresa avviene nello stesso tempo, con le medesime condizioni di luce e con gli stessi parametri di scatto, ma è altrettanto vero che si generano due immagini in cui si verificano lievi differenze di informazioni.

Per comprendere meglio, immagina di essere con un tuo amico, uno accanto all’altro ed entrambi state osservando lo stesso scenario: tu noti dei particolari e il tuo amico ne noterà degli altri.

Allo stesso modo, le due immagini prodotte dallo scatto con formato Dual Pixel Raw conterranno informazioni leggermente differenti.

Scattare foto in questo formato è comodo ma richiede poi un lavoro al computer in post produzione: è come se con una pressione del tasto di scatto, anziché ottenere una sola immagine ne otterrai due che poi verranno fuse insieme tramite il software specifico senza perdere la qualità nativa.

La stessa Canon consiglia quando la funzione Dual Pixel Raw rende al meglio: “distanza focale di almeno 50mm, un’apertura inferiore o uguale a f/5.6 e un valore ISO che non superi i 1600″.

Uno svantaggio è che l’immagine, in formato Raw, peserà il doppio in quanto sarà generata dalla combinazione di due fotografie.

Sta al fotografo la scelta in fase di scatto: è possibile attivare la funzione oppure disattivarla.

Nel primo caso lavoreranno entrambi i fotodiodi, nel secondo a lavorare sarà soltanto uno.


Che vantaggi porta il formato Dual Pixel Raw?

Avere una doppia informazione vuol dire poter successivamente elaborare un’immagine di qualità, lavorando sulle tante informazioni ottenute.

Sono possibili delle micro regolazioni al fine di migliorare la nitidezza e la messa a fuoco, estrapolando i dati relativi alla seconda immagine.

In fase di post produzione, operando su un’immagine Dual Pixel Raw è possibile operare sostanzialmente su tre parametri distinti: nitidezza, messa a fuoco e effetto ghosting.

Grazie alla funzione chiamata Boken Shift è possibile ottimizzare il focus anche in zone che appaiono sfocate al fine di ottenere un’ottimizzazione generale dell’immagine.

La riduzione dell’effetto ghosting consiste invece in una gestione migliore dei riflessi di luce presenti all’interno dell’immagine.

La messa a fuoco è importante nelle fotografie ritrattistiche e per questo è utile poter intervenire successivamente nella correzione in caso di micro errori.


Per il Dual Pixel RAW serve un software specifico?

Per generare un’immagine con il formato Dual Pixel Raw è necessario abilitare la funzione sulla fotocamera Canon che ne è provvista e successivamente lavorare al computer con il software specifico di post produzione.

Non è possibile fare in altro modo e software come Lightroom, ad esempio, non permettono tale intervento.

Il primo passo deve essere eseguito con il programma Digital Photo Professional di Canon che permette di agire sull’immagine e solo successivamente, una volta salvato il file in un formato leggibile dagli altri programmi, è possibile intervenire per produrre le altre regolazioni con altri software di editing.


Alcune considerazioni e consigli d’uso del Dual Pixel Raw

Bisogna comprendere come la possibilità di correzione della messa a fuoco e della nitidezza non possono spostare più di tanto gli equilibri di una foto.

Con il Dual Pixel Raw è possibile intervenire in post produzione solo per effettuare micro regolazioni, utili nel caso in cui l’errore commesso in fase di scatto sia minimo.

Difficilmente si otterrà un netto miglioramento dell’immagine.

Appare invece di maggiore utilità la regolazione dei riflessi, ovvero il cosiddetto ghosting, anche se non è lecito attendersi miracoli.

Come spesso capita, la fotografia nativa deve essere già di per se più che buona e avere un livello ottimale di messa a fuoco e di nitidezza, in quanto le micro correzioni non generano particolari cambiamenti.

Il peso del file Dual Pixel Raw è doppio e utilizzando la funzione per tutte le fotografie la scheda di memoria rischia di riempirsi presto.

Meglio quindi impiegare questa tecnologia solo quando lo si ritiene opportuno, in particolari condizioni e con i parametri di scatto consigliati.

Avrebbe più senso un utilizzo per una foto di ritratto piuttosto che per un’immagine notturna o di un panorama giornaliero, dove la messa a fuoco difficilmente è concentrata in un punto preciso.

Bisogna anche guardare al tempo a disposizione: scattare con la modalità DPRAW obbliga a riprendere l’immagine al computer e gestire un’intera giornata di scatti con tale sistema significa spendere tanto tempo in fase di post produzione, il cui processo è lungo dato che è necessario prima passare per il software specifico e successivamente proseguire con un altro programma di editing.

Non esistono ulteriori software che consentono la modifica del file DPRAW.

Ragionando a fondo è facile credere che questa tecnologia, comunque interessante da un lato, comporta diversi svantaggi che spesso prevalgono sui vantaggi generati e per questo sono pochissimi i fotografi che scattano immagini fotografiche con questo sistema.

Ci sono altre tecnologie che consentono di ottimizzare la messa a fuoco, come ad esempio la Post Focus tipica di alcune fotocamere di Panasonic che consente, anche in un tempo successivo allo scatto, di spostare il focus in un punto desiderato, senza dover intraprendere una trafila che, come nel caso di Canon, appare lunga e complessa.

Alla fine il Dual Pixel Raw si dimostra più un ostacolo al fotografo che un’agevolazione: interessante in alcuni casi, ma molto macchinosa e pesante da gestire.

Risulta difficile dire espressamente dove sia conveniente impiegare questa modalità, anche se alcuni scatti di prova consigliamo sicuramente di farli per capire eventuali potenzialità che saltuariamente potrebbero tornare comode.

Non c’è un tasto di attivazione e di disattivazione ma è necessario entrare nel menù della fotocamera e scegliere tra le varie impostazioni.

Se ci si dimentica di disattivare la funzione, si rischia di riempire inavvertitamente l’intera scheda di memoria, privandosi della possibilità di proseguire negli scatti quotidiani.

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